Sesto Stato – La rappresentabilità del lavoro oggi – Mimesis Edizioni 2020

Esce dopo tante fatiche (nel momento più delicato per l’umanità) la pubblicazione di un nostro progetto accademico che due anni fa mise il dito nella piaga, quella che vediamo materializzarsi nella precarietà del lavoro e nella crisi delle strutture pubbliche di ogni ordine e grado, in prima linea la sanità pubblica e a seguire tutto il resto.
“Sesto Stato” è frutto di un progetto di ricerca interdisciplinare del Biennio di specializzazione della Scuola di Decorazione e del Dipartimento di Progettazione e arti applicate dell’Accademia di Belle Arti di Brera, che ha sviluppato una riflessione sul lavoro oggi dal punto di vista dell’arte. A partire da una commemorazione non celebrativa della Rivoluzione russa, iniziata nel marzo 1917 dal movimento delle donne e culminata nell’ottobre dello stesso anno, si arriva alle condizioni del lavoro odierne, in bilico tra robotizzazione e altre innovazioni radicali da un lato, nuova barbarie, comprendente la perdita di diritti conquistati in un secolo di lotte, inedite forme di sfruttamento e schiavismo, dall’altro. Il progetto si articola e hanno proposto una riflessione critica sulla iconologia del Movimento Operaio e sviluppato temi e spunti di approfondimento del/per il lavoro artistico, confluiti in tre rassegne: l’edizione 2018 del Premio Brera-Bicocca, le mostre a Volpedo in occasione della chiusura del 150° di Pellizza e all’Ex Cotonificio Dellepiane di Tortona nell’ambito del “Perosi Festival”.
https://www.ibs.it/sesto-stato-rappresenta…/e/9788857560649…  Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno dato il loro contributo al progetto: Marco Pellizzola, Sandro Scarrocchia, Massimo Mazzone_Bifo, Aurora Scotti, Matteo Cavalleri, Riccardo Bellofiore, Maria Grazia Meriggi, Renato Galbusera, Michele Dal Lago, Collettivo Dvořák, Laura Tettamanzi, Botto&Bruno, Fernando De Filippi, Giovanni Rubino, Mauro Folci, Antonella Conte e Emiliano Coletta, Federica Ravera, gli allievi del corso di metodologie di restauro di Brera, Laura cazzaniga, gli allievi del corso del Biennio di decorazione di Brera, Giulio Calegari, Pier Paolo Ceccarini, Franco Cesare Zanetti, Chiara Facciotti, Gu Yi Jun, Alberto Giorgio Cassani, Mario Tronti, Jelena Milosevic, Lorenzo Conservo e Lu Qianyi.

Con l’occasione, voglio condividere con voi la premessa di alcune mie considerazioni sul tema affrontato, il resto poi chi vorrà potrà leggerlo direttamente sul libro.

LA RAPPRESENTABILITÀ DEL LAVORO OGGI: RIFLESSIONI SU ALCUNI ASPETTI CREATIVI DELL’ARTE CONTEMPORANEA

“Un’opera d’arte si spegne, impallidisce nelle stanze dove ha un prezzo ma non un valore.” (Ernst Jünger)

Premessa: In una società dove il lavoro è precarizzato da anni in un sistema di mercato che apre e chiude le frontiere al solo scopo di guadagnare su di esso, si finisce perfino per sollecitare e sperimentare modelli di controllo e consumo anche nel campo più estremo della produzione artistica contemporanea – in cui mercanti dal facile profitto cercano di adeguare il prodotto artistico al gusto dei consumatori, praticando e assecondando lo svuotamento di senso delle opere. Un’operazione commerciale di infimo rango, che a dirla tutta emargina, disincentiva e assottiglia (affamandolo ulteriormente) anche lo zoccolo duro degli artisti da sempre disposti a sacrificarsi in nome del libero pensiero dell’arte. Libertà che sempre più spesso viene messa in discussione anche dalle politiche dominanti, che a quanto pare ne vorrebbero semplificare e gestire sia l’aspetto espressivo che il patrimonio artistico culturale. Tuttavia, l’ulteriore inquietante aspetto di questa ostile sinergia è il tentativo di intaccare e orientare il libero pensiero e dunque la ricerca, conclamando una politica di mercato che incentiva la mediocrità e che come obiettivo ulteriore si pone quello di condizionare le acquisizioni di importanti collezioni d’arte istituzionali, quali: musei, fondazioni, gallerie pubbliche e private, eventi culturali biennali, triennali e quadriennali. L’effetto di questa pratica a lungo termine non può che essere quello di minare le fondamenta e la credibilità della ricerca artistica contemporanea, proiettata in questo caso verso modelli estetici puramente ornamentali ed alla fine estromessa anche dall’uso del suo strumento critico per eccellenza: l’autonomia. Colgo pertanto l’occasione di questo progetto per fare alcune riflessioni sul lavoro contemporaneo, ma dal punto di vista dell’arte, nella misura in cui gli artisti si rapportano con il mercato. (Sergio Nannicola)